QUINTA

 Le scarpette rosse

In un quartiere di palazzi, piazze e abbastanza verde, in un appartamento al terzo piano, viveva Daniele Ticozzi. Un ragazzo per tanti versi perfettamente normale, ciuffo nero, viso simpatico, jeans impeccabilmente strappati, buon terzino, discreto collezionista di cassette rock, pressoché l’ultimo della classe.
Perchè Daniele era un buon ragazzo, dotato di intelligenza, ma pigro, pigro, così pigro che la poltrona davanti al televisore aveva assunto la sua forma, tante erano le ore che ci passava sprofondato. Non gli interessava nessun programma particolare, guardava di tutto. Perchè sforzarsi di seguire un programma lo esauriva. Ciondolare e sbadigliare erano le attività in cui riusciva meglio.
Un giorno, Daniele dondolava le gambe seduto sul muretto dei giardinetti davanti a casa, con la solita voglia di non fare niente. Una voce leggermente stridula lo fece sobbalzare.
Ehilà, giovanotto! Sto cercando proprio uno come te!
La voce apparteneva ad uno strano ometto con i capelli color pannocchia, due baffetti impertinenti, i pantaloni verdi e la giacca gialla.
Dice a me?, fece Daniele.
Ma certo! Lavoro per il grande calzaturificio Bivì del Commendantor Buonavolontà. Recluto collaudatori.
Collaudatori?
… di scarpe, certamente! E tu, sei il prescelto per collaudare questo magnifico paio di scarpe da ginnastica.
L’ometto brandì un paio di stupende scarpe da tennis color rosso fuoco. Daniele non credeva alla sua fortuna.
E… poi posso tenermele? domandò.
Sicuro! Vogliamo solo sapere cosa ne pensi.
Bene, disse Daniele. Si tolse le sue scarpe da ginnastica e si infilò le fiammanti scarpe nuove. Le calzò e… le scarpe erano esattamente della sua misura e si adattavano perfettamente ai suoi piedi. Fece un saltino: erano sorprendentemente morbide e soffici. Gli facevano venire voglia di scattare.
E’ un lavoro che fa per me… pensò Daniele. Infilò le scarpe vecchie in un sacchetto di plastica e sorrise allo strano ometto che ricambiò.
Affare fatto! Domani passerò e sentirò il tuo parere, disse e, mentre il ragazzo fissava felice le scarpe nuove,  sparì in mezzo ai passanti.
Daniele tornò a casa, come al solito, si diresse verso il frigorifero.
E’ proprio il caso di scolarmi una coca e vedermi ‘Non è la Rai’ in santa pace.
Stava per impugnare la maniglia del frigorifero quando sentì le scarpe che gli serravano le dita e i calcagni, come se d’improvviso fossero diventate strettissime.
Ohi, ohi! che succede? si lamentò e fece per togliersele, ma non vi riuscì. Sembrava che le scarpe gli si fossero incollate ai piedi. Ad un tratto sentì una vocina dal basso:
Non puoi vedere la tv finché non hai fatto il compito di inglese e studiato il capitolo di geografia per domani.
E le scarpette si mossero quasi per forza propria. Tentò un po’ di resistenza e si diresse verso il televisore, ma le scarpe rosse gli strinsero le dita dei piedi fino a farlo urlare.
Si sedette al tavolino, aprì il libro di inglese. La stretta dolorosa si allentò via via che studiava, le scarpe si facevano sempre più morbide.
Quando ebbe finito il test di inglese, sbuffò e fece per alzarsi. Le scarpe  si chiusero intorno ai suoi piedi come morse. La vocina intonò una specie di canzoncina: ‘No, non puoi andare via, se non studi geografia’.
Daniele riprese il libro di geografia e le scarpe si allargarono.  Lesse svogliatamente qualche riga, ma un pizzicorino minaccioso nei piedi, gli fece capire che le scarpe si accorgevano se studiava veramente o se  fingeva. Così fu costretto a immergersi nelle pagine colorate e piene di tabelle del libro. Passò un’ora e quasi non se ne rese conto.
Il mattino seguente, scendendo dal letto, voleva mettersi i suoi stivaletti neri, ma le scarpette rosse, zac! Con un volo gli si infilarono in tutti e due i piedi contemporaneamente.
La mattinata, a scuola, trascorse in modo sorprendente. Fu interrogato di geografia e, invece di balbettare come al solito, rispose in modo brillante a tutte le domande. Anche il professore, lo guardò con aria interrogativa.
Nelle altre ore non poté distrarsi. Se solo ci provava, le scarpette rosse gli strappavano gemiti di dolore.
L’indomani si svegliò prima del solito, perché aveva intenzione di ripassare matematica. Aveva deciso di riparare le ultime brutte figure.
Scese dal letto, cercò le scarpette rosse, ma non le trovò. Frugò da tutte le parti, persino nel bagno; invano.
Non le trovò quel giorno e neppure quelli che seguirono. Né vide mai più lo strano ometto con la giacca gialla. Sentiva ogni tanto un pizzicorino ai piedi, a ricordargli quello che andava fatto e conservò a lungo negli orecchi l’eco di una canzoncina che diceva: ‘Tutto quello che vuoi avrai/ se davvero lo vorrai/ Nel paese della felicità/ si va a cavallo della volontà’.


 IL PADLET

A conclusione di questo anno scolastico vi indico il link del padlet che abbiamo utilizzato quest'anno 

Commenti

  1. E' un bellissimo racconto, grazie Maestro Emiliano! Matilde Castiglioni

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